mercoledì 27 aprile 2016

cap. 5 - IL CESAP VISTO DA VICINO

Nei capitoli precedenti si è visto che curriculum, ricerche e pubblicazioni, più che alla psicologa Tinelli sembrano ascrivibili alla “giornalista” Tinelli. La stessa fantasiosa origine è attribuibile anche ai dati sull’attività del CeSAP. Lasciamo quindi da parte qualifiche, benemerenze, dati statistici e librari, e soffermiamoci su ciò che davvero importa per un Centro Studi: la produzione di studi e ricerche.

Uno sguardo anche superficiale al sito del CeSAP, evidenzia che la Tinelli pone particolare enfasi su due aspetti della sua associazione:
  1. la vocazione allo Studio e alla Ricerca; 
  2. una struttura riccamente articolata, composta da una pluralità di competenze (che agli studi danno autorevolezza).
A testimoniare la vocazione alla ricerca c’è innanzitutto la scelta del nome, dove CeSAP sta per Centro Studi. Si continua poi con lo statuto dell’associazione, il quale sancisce che lo scopo dell'associazione è: “Promuovere e coordinare attività di ricerca e di studio” e “Partecipare attivamente allo sviluppo della scienza”. Vi sono poi altre pagine in cui si ripete che lo scopo del CeSAP è “lo studio” (“e la divulgazione di studi”).


In merito alla struttura organizzativa, va innanzi tutto precisato che anche questa consente alla dr.ssa Tinelli - così come il curriculum o le statistiche - di dare spazio alla sua creatività. Il sorprendente numero di mansioni, cariche, uffici e organismi vantati, restituisce una volontà di conferire all’associazione una solennità che dopo aver conosciuto la “Biblioteca del CeSAP” diventa comica.

La pletora di incarichi parte dagli ovvi Presidente, Vicepresidente e Soci, ma passa poi per Segretari, Consiglieri, Presidenza, Direttivi, Tesorieri, Assemblee dei Soci, Consigli Direttivi, Scrutatori e Collegi dei Revisori, che in una piccola associazione non sono credibili neppure in stato di ebbrezza, e arriva fino alle varie segretarie da contattare nell’ufficio del CeSAP (si tenga inoltre presente che chi ha conosciuto e collaborato con la Tinelli, garantisce che nella pratica il CeSAP era costituito unicamente da lei). In una pagina compare persino un enfatico “Responsabile Area Qualità”, presentato come dipartimento della “Segreteria”, più idoneo a una grande industria casearia che a una minuscola associazione di volontariato.


Questo “Dr. Sergio Labini” sembra il personaggio di una barzelletta della serie “qual è il colmo per ...” Dovrebbe controllare la qualità del lavoro altrui e già nel titolo dell'avviso, “Tieni dìocchio i downloads”, infila due strafalcioni. Avrà imparato a scrivere dalla Tinelli.

Comunque gli incarichi non finiscono qui. Sul numero 3-4, anno 2.000, della rivista Labyris, viene sfoggiato anche un misterioso “Comitato di Relè”, a cui spetterebbe il compito di valutare gli articoli da pubblicare. La rivista è stata soppressa, ma continuando sul web la pubblicazione degli studi, c’è da pensare che il comitato esista ancora. Non si comprende però cosa sia, dato che un tale comitato non si è mai visto. Scartata l’ipotesi di un refuso di stampa (il “Comitato di Relè” compare due volte, a pagina 2 e 45), sarebbe interessante sapere dove la dr.ssa Tinelli ha scovato il termine “relè”. In italiano indica un apparecchio elettrico che apre o chiude un contatto, e un Comitato di Contatti Elettromagnetici pare poco funzionale. In francese “relè” non esiste (neppure “relé”), e non esiste neppure in inglese, in tedesco o in spagnolo. Rimane il portoghese “reles”, ma significa “Disprezzabile, meschino, insignificante”, e esibirlo come comitato pare poco vantaggioso.

Labyris, pag. 2.
Labyris, pag 45.
Una tale quantità di uffici e incarichi, sottintende l’esistenza di un folto numero di collaboratori, ed infatti nella pagina “Sintesi attività anno 2002” (quella delle 238 tesi “seguite”) la dr.ssa Tinelli scrive:
Nell'anno in corso abbiamo archiviato 247 dossier su gruppi
specifici, risultato di perizie depositate nei Tribunali di varie
regione e di studi effettuati dai nostri consulenti.

Non devo essere il solo che vorrebbe vederli questi 247 dossier raccolti in un solo anno. Anche ipotizzando che le “perizie depositate nei Tribunali” siano scadenti come quella sul reiki, sostenere che imprecisati “nostri consulenti” abbiano redatto in un anno l’esorbitante quantità di 247 tra studi su imprecisati “gruppi specifici” e perizie giudiziarie, offende l’intelligenza di chi legge. Una perizia e ancor più uno studio richiedono per la ricerca e l’analisi un tale dispendio di tempo, che non vale neppure la pena calcolare quanti consulenti servono per produrre una tale mole di lavoro.

Una strana anomalia conferma questo scetticismo. L’anonimo frequentatore del forum interno che si firma Talon, viene per tre volte omaggiato dei credit di traduttore (1, 2, 3), mentre nemmeno uno di questa pletora di periti e ricercatori viene degnato di una menzione. E una perizia o uno studio sono lavori ben più importanti di una traduzione abborracciata (1). Inspiegabile è anche la mancanza di un elenco di questi misteriosi “gruppi specifici”.


Questa dei 247 dossier fantasma è una dichiarazione che si sposa perfettamente con quella di aver “seguito” - sempre nello stesso anno - “238 tesi di laurea”. Si ottiene un totale di 485 tra tesi, studi e perizie, a cui vanno aggiunte le 120 richieste di aiuto seguite direttamente dal personale interno del CeSAP. Poi dicono che la cannabis non fa male; si tratta di numeri che non servono nemmeno per giocare al lotto.

Se qualcuno ha letto che “Il CeSAP persegue una organizzazione distribuita sul territorio nazionale con una sede nazionale e sedi regionali o interregionali” (22 nov. 2006), potrebbe pensare che l’associazione dispone di collaboratori lungo l’intero stivale. Un rilievo giusto, se queste sedi distribuite esistessero, ma non ci sono né sedi regionali né interregionali (e non c’erano nel 2002, come non c’erano nel 1999). C’è solo la “Sede Nazionale” di Noci, in provincia di Bari e l’organizzazione distribuita è solo l’ennesimo vuoto proclama.


Di tanti organismi vantati, l’unico qualificante per un Centro Studi che vuole rendersi credibile sarebbe un Comitato Scientifico, con i nominativi pubblicati a riprova dell’autorevolezza del collegio. Ma dopo il fugace accenno che troviamo nello Statuto in merito alle norme per la composizione di “Commissioni e Comitati tecnico-scientifici”, non se ne ha più notizia (contrariamente a Direttivi, Tesorieri, Segretari, Responsabili Area Qualità, ecc.). Una mancanza grave. E una mancanza incomprensibile per lo stile della giornalista e docente. Dopo i numeri a caso sulle tesi “seguite”, gli studi prodotti, le perizie depositate, le richieste di aiuto ricevute e i misteriosi dossier sugli innominati gruppi specifici, non costava nulla inserire nell'organigramma qualche nome a caso per fingere l'esistenza di un comitato scientifico.

Registrata la mancanza di un Comitato Scientifico, veniamo ora alla produzione di studi e ricerche, che per un Centro Studi sono la ragion d’essere. Questo materiale è raccolto nella sezione "Documenti e Studi". Aprendola, la prima impressione non è positiva: vi si trova un elenco di 22 voci disposte a casaccio. In mancanza di idee migliori, disporle almeno in ordine alfabetico eviterebbe quella sgradevole sensazione di trasandatezza che non si addice a un Centro Studi (rispettabile). Scorrendo le voci, alla trascuratezza si aggiunge l’evidente approssimazione: non seguono nessuna classificazione logica e appaiono come uno sbrigativo inserimento di voci via a via aggiunte nel tempo (Nota 2016: questa la situazione attuale). Alcune sono la denominazione di un gruppo (Raeliani, Mormoni, Arkeon, ecc.), altre sono categorie tematiche (Mobbing, Abusi, Magia, ecc.), altre sono il nome di singoli personaggi (Basmagi, Fra’ Elia, don Mauro Cioni, ecc.) Tutti inseriti alla rinfusa.


Seguendo i link si entra infine in un’area che implora il licenziamento del Responsabile Area Qualità: la sciatteria vi regna sovrana. L’impaginazione è schizofrenica:


In questo documento i caratteri hanno 6 diverse dimensione e il grassetto si alterna senza logica al carattere normale. Scorrendo il testo si riscontra inoltre:
  1. il continuo variare da un carattere piccolissimo a uno grande; 
  2. la mancanza di 14 paragrafi (per es. una frase termina con "che Otelma si esibisce in :"; mancano 47 parole); 
  3. il doppio apice ["] che racchiude una citazione è presente solo alla fine della citazione; talvolta nel mezzo; 
  4. molte frasi sono incomprensibili; per esempio nella frase:
              «... un capello, un pelo " discoteche, sale da ballo,piazze, stadi ...»
    dove tra "pelo" e "discoteche" mancano 44 parole, e la frase "discoteche, sale da ballo,piazze, stadi" fa parte di un diverso paragrafo;
  5. il testo originale (di cui non viene riportato il link) finisce con le parole "previa autorizzazione del capitano Kirk.", per cui tutto quello che segue (1.190 parole) è costituito da paragrafi insensatamente collocati fuori posto; 
  6. i due punti, i punti esclamativi e i punti interrogativi sono distanziati dalla parola che li precede. È dal 2005 che il documento è presente sul sito con questa impaginazione (2).
In alcuni documenti il testo (a volte lungo) non ha mai un ritorno a capo. Per esempio "Quando i bambini piango al buio" (qui), che è di 18.369 parole, in formato testo occupa 26 pagine, ed è un continuum di caratteri dove persino la bibliografia finale è raggrumata al testo in un coacervo inestricabile. O anche nell’esempio sotto riportato, che oltre a non avere mai un ritorno a capo, ha pure un altro problema: al titolo originale, Traumatic Abuse in Cults: A Psychoanalytic Perspective, la "Prospettiva Psicoanalitica" è misteriosamente scomparsa e sostituita con un inopportuno "traduzione di Fabio Giannelli e Lorita Tinelli".

Il documento ha questa impaginazione dal 2005.
In altri documenti il ritorno a capo c'è ma è insensato:

Il documento ha questa impaginazione dal 2006.
oppure il testo è fastidiosamente tutto sottolineato:

È dal 2006 che questo documento è interamente sottolineato.
In molte pagine il testo cambia senza motivo di dimensione, colore e font. Oltre al deprimente disordine tipografico, il primo esempio (qui sotto riportato) ha molte parole che dopo un punto fermo non cominciano con la lettera maiuscola, ma soprattutto si compone di un testo in cui si alternano brani che non hanno attinenza tra di loro. Il documenta risulta incomprensibile e merita sicuramente una visita (e se volete capire cosa c'è scritto potete leggerlo qui).

Documento pubblicato nel 2007 (3)
Documento pubblicato nel 2007.
Documento pubblicato nel 2005.
A volte lo steso testo compare in due diverse pagine (Esempio_A1 - Esempio_A2 oppure B1 - B2). Navigando con i pulsanti “< Prec.” e “Pros. >” (sic) l’ordine di visualizzazione non corrisponde all’elenco mostrato dal menù di riferimento. C’è perfino una pagina che da giugno del 2005 contiene appena il titolo senza il testo:

Da giugno 2005 non si è mai provveduto a inserire il testo nella pagina che risulta vuota.
E ancora: quando l’autore è citato, non c’è nessuna informazione in merito alla pubblicazione e sull’autore stesso. Altre volte l'autore non viene neppure indicato (per la cronaca, questo saggio è della dr.ssa Clotilde Buraggi; qui l'originale). Così come non viene citato - oltre che l'autore - il sito da cui si è preso con uno sbrigativo copia-incolla questo documento (comunque il sito è questo e l'autore è Michele Cafaro). Se l’autore c’è, può essere difficile da trovare perché annidato all’interno di un testo senza ritorni a capo (in questo caso è Sandro Magister).

Il documento sotto riprodotto, oltre a nascondere l'autore all'interno del testo senza mai un ritorno a capo, è stato prelevato col solito maldestro copia-incolla senza la parte iniziale dell’articolo, da un sito che - come succede spesso - non viene citato:

È dal 2005 che nessuno provvede a inserire la parte iniziale del testo.
Forse per bilanciare la mancanza della parte iniziale, in questa pagina manca la parte finale (oltre che l'autore, S. Radoani, e la fonte, qui), per cui il testo si interrompe all’improvviso lasciando una frase troncata a metà (così come sono troncate svariate frasi all'interno del testo):


Il CeSAP non mostra un po' di rispetto neppure per il titolo degli studi che ricopia. Nella sezione su Basmagi vi sono due documenti. Del secondo che appare nell’elenco (navigando con i pulsanti “< Prec.” e “Pros. >” (!) è il primo) viene riportato questo titolo: “Relazione sui condizionamenti psicologici messi in atto all’interno della comunità denominata ‘Missi”. Il vero titolo è: “Relazione sui condizionamenti psicologici messi in atto all’interno della comunità denominata ‘Missione di S. Antonio Abate”.


Per un articolo preso da Avvenire, una mano proditoria ha scrittoDall'Avvenire”, forse pensando al sol dell’avvenire della canzone partigiana “Fischia il vento”:


Questa carrellata di svarioni non è esaustiva delle balordaggini pubblicate e serve a dare un'idea della vera natura della sezione "Documenti e Studi". Basta aprire una pagina a caso per ritrovarsi in un deposito di cianfrusaglie che non ha niente a che vedere con la documentazione di un centro studi. Con questo guazzabuglio il sito del CeSAP mostra di essere cintura nera di sciatteria, ma non è solo una questione di forma o di credit dovuti agli autori o ai siti da cui il materiale è stato copia-incollato. La nota più dolente riguarda la sostanza del contributo “allo sviluppo della scienza” della ricercatrice Tinelli e dell’associazione che incarna, aspetto che sarà trattato nel prossimo capitolo.


Note:

1) Si prenda come esempio la traduzione intitolata "Luoghi comuni sulle sette" che, come in altre traduzioni, al di là della qualità di traduzione non viene specificato il link all'originale, né il titolo originale, così come mancano il nome dell'autore, il tipo di documento e l'anno.

2) Nota del 2016: ora questa pagina non è più presente sul sito del CeSAP.

3) Nota del 2016: a tutt'oggi il testo risulta ancora scompaginato: